Un viaggio visivo in uno degli edifici brutalisti più iconici della capitale macedone

Università di Skopje

Skopje, la capitale della Macedonia del Nord, è la città europea che ospita il maggior numero di edifici brutalisti, costruiti dopo il terremoto del 1963 che distrusse gran parte della città. Tra questi, uno degli edifici più emblematici è l’Università dei Santi Cirillo e Metodio, progettata dall’architetto sloveno Marko Mušič e costruita tra il 1970 e il 1974. La struttura è stata realizzata in béton brut, con piccoli elementi distintivi nelle facciate delle singole facoltà.

Come afferma la storica dell’architettura Mirjana Lozanovska, lo stile dell’università di Skopje può essere definito come “brutalismo in velocità”. Mušič, infatti, desiderava esplorare altre direzioni del brutalismo servendosi di forme più dinamiche.

Il progetto di Mušič, dunque, si differenzia dalle altre strutture brutaliste della città non per il diverso uso del béton brut, ma per le sue “esplorazioni spaziali all’interno del complesso e del tessuto urbano circostante” (Babić, 2024). In particolare, il progetto incorpora le “composizioni urbane di spazi aperti e chiusi, ampiamente esplorate nel panorama architettonico sloveno” (Babić, 2024).

L’università è facilmente raggiungibile dal centro cittadino, trovandosi a circa 15 minuti di camminata dal Vecchio Bazar.

Insomma, se siete interessatə alle forme audaci e inconfondibili di questo stile architettonico, l’Università di Skopje è sicuramente da visitare! Nel frattempo, mentre aspettate il vostro viaggio, potete esplorare la maestosità di questa architettura attraverso le nostre fotografie.

Università di Skopje
Università di Skopje
Esempi di architettura brutalista a Skopje

Fonti:
– Babić, Maja. “The Yugoslav Skopje: building the brutalist city, 1970–1990.” Urban planning during socialism. Routledge, 2024. 66-78;
– Lozanovska, Mirjana. “Brutalism, metabolism and its American parallel: encounters in Skopje and in the architecture of Georgi Konstantinovski.” Fabrications 25.2 (2015): 152-175;
– Spomenik Database, https://www.spomenikdatabase.org/.

Fotografie di Chiara Soban

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